LA COLLEZIONE DEL PASTELLO SECCO DI LEQUIO BERRIA
Immerso nel verde delle Langhe, il paese di Lequio Berria racchiude una storia ricca di arte e cultura, tra cui vanta un occhio di riguardo la Collezione permanente del pastello secco.
L'intenzione di far nascere una collezione nel territorio delle Langhe risale agli anni '90; successivamente il progetto prese forma, giungendo alla sua realizzazione con la firma del protocollo di collaborazione tra la provincia di Cuneo e la regione di Jaroslavl, cittadina sul Volga coinvolta nell'iniziativa artistica nel settembre 2000. Da questo momento in avanti, dall'interesse di Pierre Tchakhotine, pastellista russo, di creare un nucleo di opere interamente dedicata alla tecnica del pastello soffice, presero vita le collezioni di Lequio Berria e Jaroslavl, che con il passare degli anni aumentarono il numero di partecipanti.
I primi passi verso la realizzazione di questa iniziativa furono possibili grazie alle trentacinque opere che furono donate nel 1999 durante la prima edizione della mostra nella città di Jaroslavl a Silvano Conti, amministratore dell'APA Ferrario Color, il quale aveva provveduto a fornire materiale per la pittura agli artisti russi, che quindi ricambiarono con la donazione di opere da loro realizzate. I quadri raccolti vantavano nomi di artisti professionisti conosciuti nel mondo dell'arte russa, caratteristica che contribuì a impreziosire il valore dell'esposizione. Successivamente il pittore Luigi Carbone propose all'amico Conti di portare l'arte nel paese di Lequio Berria, che accettò come la sede permanente delle opere, oltre all'avvicinamento e alla collaborazione tra due realtà artistiche distanti ma interessate a scambiare la propria cultura e a portare altrove un frammento delle loro radici.
Alla collezione fu dedicato lo spazio del palazzo comunale, precisamente l'ultimo piano, visitabile negli orari stabiliti (presenti sul sito del comune).
Gli artisti italiani, a loro volta, donarono un'opera alla pinacoteca di Jaroslavl, città sul Volga di 600.000 abitanti, in cui si trova uno dei musei delle belle arti più rilevanti della Federazione Russa, terra che vanta uno spiccato interesse culturale. Lo scambio artistico tra due realtà profondamente diverse portò come risultato l' arricchimento di entrambe le collezioni, dovuto agli incontri tra artisti negli anni successivi.
La storia del viaggio in Russia viene raccontata dallo stesso Carbone in un libro pubblicato nel 2012, in cui riporta l'arrivo nella città di San Pietroburgo, il successivo spostamento nella città di Jaroslavl, luogo della mostra, l'accoglienza calorosa nella sede della mostra, e la conoscenza degli artisti che donarono le loro opere. In particolare, viene riportato quanto sia diffusa la tecnica del pastello secco in Russia, deducibile dall'abilità dimostrata nei dipinti, mentre la collezione di Lequio Berria si propone come unica nel suo genere in Italia. Gli avvenimenti raccontano del periodo compreso tra il 2000 e il 2003, poiché le collaborazioni continuarono e i viaggi ripetuti.
Qualche cenno va dedicato alla tecnica del pastello soffice, uno strumento costituito da pigmento in polvere e agglutinante, in genere gomma arabica. Se ne possono trovare di morbidi o duri, secondo la quantità di legante di cui sono composti. Questa tecnica ha come precursori il gesso, ancora il carboncino o pastelli che venivano utilizzati per ritocchi o per bozzetti preparatori, a cui questi materiali vennero generalmente limitati.
La diffusione di questa tecnica inizia nel Cinquecento, in particolar modo dedicata ai ritratti che divennero sempre più richiesti dalle famiglie aristocratiche, piacevolmente sorprese dell'effetto raggiunto. Essa ricevette grande considerazione, poiché contraddistinta da una texture durevole e allo stesso tempo dalla resa versatile che si poteva ottenere, secondo l'effetto desiderato, in base all'intensità e concentrazione del pigmento. Essi si possono adattare a diverse esigenze, utilizzando il bordo per dettagli o in orizzontale per superfici più ampie.
Inizialmente limitato alla stesura di bozzetti preparatori e ritocchi per conferire sfumature, il pastello secco divenne un genere a sé grazie al pittore fiammingo Jean Clouet. Egli propose ritratti interamente a pastello, e questa innovazione fu portata avanti dall'interesse di altri pittori, per arrivare nel Settecento alla sua massima diffusione. Negli anni a seguire padroneggiarono la tecnica del pastello soffice artisti quali Edgar Degas per i suoi cavalli e Turner, uno sperimentatore, che contribuirono al conferimento di un valore inestimabile a questa tecnica. Al giorno d'oggi l'utilizzo del pastello secco non è molto diffuso per i paesaggi, viene utilizzato principalmente per nature morte o ritratti.
La carta utilizzata deve essere necessariamente ruvida, in modo da permettere aderenza al colore che non contiene grandi quantità di leganti e scivolerebbe sul foglio. A seconda dell'effetto che si vuole ottenere, la sfumatura può essere ricreata con le dita, lo sfumino o il pennello. Caratteristica che li rende estremamente interessanti è la brillantezza del pigmento e la qualità della durata nel tempo, poiché non servendosi di oli, trementina, o diluenti, il colore tende a mantenere la sua integrità. Per quanto riguarda i fissativi da applicare, essi potrebbero alterare i colori reali, compromettendo l'effetto originariamente voluto del quadro, la scelta migliore per conservarli prevede che il dipinto venga posizionato in una cornice, con vetro.
La Collezione del pastello secco di Lequio Berria si propone come un fiore all'occhiello delle Langhe, poiché unica nel suo genere in Italia, e si occupa di conferire al territorio un ulteriore valore artistico.
Federica Seni