Affermazione, espansione territoriale e declino di una libera città medievale (XII-XIII secolo)
Nel 1170 «inter Albenses et Astenses tale pactum concordie et amicicie perpetue firmatur»: con esso i cittadini di Alba e quelli del già affermato e potente comune di Asti si accordavano su questioni di pace e di guerra. È questa la più antica carta in cui gli albesi appaiono come una collettività in grado di prendere in modo autonomo decisioni importanti sulla loro vita e sulla guida politico-militare della città.
Da allora in poi, per oltre un secolo, alcune centinaia di documenti raccontano - sia pure in modo non sempre continuo - le vicende di un comune, libero da soggezione signorile e padrone del suo destino, che poco a poco diventò uno dei protagonisti delle vicende del Piemonte sud-occidentale, e il lento suo declino che si concluse nel 1303 con la seconda dedizione alla casa d’Angiò.
Queste fonti sono le carte raccolte in parte nel Rigestum Comunis Albe, soprattutto, e in parte nel Codex Astensis. Poi, quelle edite tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento da Ferdinando Gabotto, Appendice documentaria al Rigestum Comunis Albe, da Arturo Ferretto, Documenti intorno alle relazioni fra Alba e Genova, e altre sparse in cartolari diversi. Sono, per la quasi totalità, strumenti stesi dai notai che intervenivano a tutti gli atti pubblici del comune: trattati di pace, di alleanza, acquisizioni di possessi donati, venduti od oblati, concessioni di cittadinatico a signori, comunità e, reciprocamente, con altri comuni, sentenze arbitrali, transazioni. In complesso, una documentazione abbastanza ricca, che permette di ricostruire la cronaca di una buona parte degli avvenimenti di cui furono protagonisti gli albesi. Ma la natura delle carte non permette di avere notizie esaurienti su tutti gli altri aspetti della vita comunale: l’economia pubblica e privata, le strutture materiali del centro urbano e del territorio, la composizione della società cittadina, il modo di vivere quotidiano, i contrasti e le lotte tra le fazioni e le classi della popolazione, che ebbero una parte importante nelle vicende degli albesi all’interno della comunità e nella loro politica nel mondo circostante.
Di Alba medievale, in passato, si sono studiati aspetti ed eventi particolari, ma non - a quanto risulta - l’insieme del suo periodo comunale. Lo scopo di questo lavoro è quello di ricostruire le vicende del piccolo, ma interessante, comune in tutto l’arco della sua esistenza. Abbastanza spesso le fonti permettono di farlo con sicurezza e con continuità; altre volte, invece, per motivi diversi - lacune o scarsità della documentazione, ambiguità o imprecisione di alcune carte - disponiamo soltanto di poche tracce: anche così, in qualche caso, è possibile giungere a conclusioni certe; in altri, siamo costretti a rinunciare a capire fatti e situazioni, o, tutt’al più, possiamo limitarci ad avanzare ipotesi plausibili.
In epoche più recenti alcuni studi si sono occupati, tra l’altro, di argomenti che sono anche materia di questo lavoro: citiamo soprattutto quello di Domenico Albesano, La costruzione politica del territorio comunale di Alba, riguardante l’attività espansionistica del comune dall’inizio della documentazione fino ai primi anni Dieci del Duecento, e alcuni di Francesco Panero, specialmente Comuni e borghi franchi nel Piemonte medievale in cui, nella parte dedicata ad Alba, si esaminano anche avvenimenti di questo periodo.
a cura di Ezio Barbieri, Marco Buccolo, Giovanni Coccoluto, Renato Fresia, Paolo Grillo, Anna Maria Nada Patrone, Francesca Quasimodo
a cura di Patrizia Crippa, Giuseppe Goria
DI Nando Vioglio